Il trapasso di Sant’Anna

L'opera raffigura la Santa, madre della Vergine, sul letto di morte e molti personaggi sullo sfondo.
In primo piano la Madonna genuflessa le porge Gesù Bambino benedicente, mentre San Giuseppe
assiste mesto e assorto, al suo trapasso. Proveniente dalla distrutta Certosa, il dipinto fu descritto da
Bruno Maria Tedeschi nel 1853: “..singolare per la sua freschezza dei colori, pel buon gusto dei
panneggiamenti, e per la correzione del disegno: è un dipinto che equivale ad un tesoro artistico”.
Nel 1933 fu attribuito da Alfonso Frangipane, nel suo Inventario degli oggetti d'arte, alla scuola
romana neoclassica mentre nel 1959 Giuseppe Maria Pisani, dopo un intervento di pulitura, ne
individuaò la data, 1642, sul bordo della coperta verde posta sul letto della Santa. La pittura è
certamente da avvicinare agli ambienti del classicismo francese operanti in ambito certosino e non è
da escludere una mano importante, dato lo straordinario valore pittorico dell’opera, come quella di
Eustache Lesueur (Parigi, 1616 – 1655). Il pittore francese, è famoso per aver affrescato il piccolo
chiostro de la Chartreuse de Vauvert, alle porte di Parigi, tra il 1645 e il 1648, con scene della vita
di San Bruno, tradotte poi in incisioni da Francois Chauveau per l’editore Cousinet nel 1680. Dal
confronto tra le opere di Eustache Lesueur con il dipinto serrese emergono molte consonanze:
dall’uso di colori squillanti alle posture raffaellesche delle figure. Va rilevato il diverso avviso di
Mario Panarello: lo studioso, sulla base di una nota di Gilles Chomer che, nel 1977, rendeva nota la
tela a Henry Wytenhove, attribuisce la tela a Reynaud Levieux (Nimes, 1613 – Roma, 1699)
proponendo una rilettura della data, 1672. Per Giorgio Leone invece, la pittura richiama la
produzione di Remy Vuibert (Troyes, 1600/1607 – Moulins, 1651/1652).